Avevo cinque anni la prima volta che i miei piedi hanno toccato il suolo di quella che per me era la terra dei vichinghi, delle favole, dei parchi immensi, del re e della regina.
Ricordo tutto di quel viaggio attraverso un paese magico, i piccoli villaggi, le corse sotto la pioggia improvvisa con la mia mantellina rossa, le passeggiate nel verde, i castelli.
Ma più di tutto ricordo le notti passate in macchina, il mio letto da principessa e la trapunta rosa dove mi accoccolavo mentre la mamma mi raccontava una storia...
In mezzo al mare l'acqua è azzurra come i petali dei più bei fiordalisi e trasparente come il cristallo più puro; ma è molto profonda, così profonda che un'anfora non potrebbe raggiungere il fondo; bisognerebbe mettere molti campanili, uno sull'altro, per arrivare dal fondo fino alla superficie. Laggiù abitano le genti del mare. Non si deve credere che ci sia solo sabbia bianca, no! Crescono alberi stranissimi, e piante con gli steli e i petali così sottili che si muovono al minimo movimento dell'acqua, come fossero esseri viventi. Tutti i pesci, grandi e piccoli, nuotano tra i rami, proprio come fanno gli uccelli nell'aria.
Sera dopo sera ho ascoltato quella storia, ancora e ancora. Ricordo che durante il giorno ogni volta che ci avvicinavamo a un fiume o a un lago mi aspettavo di vederla uscire dall'acqua e non nego che a volte mi figuravo io stessa, con la coda di pesce, nuotare tra i coralli colorati intorno al castello del Re.
Nel punto più profondo si trova il castello del re del mare. Le mura sono di corallo e le alte finestre a arco sono fatte con ambra chiarissima, il tetto è formato da conchiglie che si aprono e si chiudono secondo il movimento dell'acqua; sono proprio belle, perché contengono perle meravigliose; una sola di quelle basterebbe alla corona di una regina.
Poi siamo arrivati a Copenaghen, camminavo impaziente con la mano alla Mamma calpestando i sentieri acciottolati guardando incantata i carretti con i polsen, gli hot dog danesi e poi il Porto.
Ma il mio cuore era già là alla Lille Havfrue , la piccola Sirenetta, la protagonista della mia favola.
Non dimenticherò mai come mi batteva il cuore quando l'ho vista così, elegantemente triste, appoggiata su una roccia.
Il sole era appena tramontato quando affacciò la testa dall'acqua, tutte le nuvole però ancora brillavano come rose e oro; nel cielo color lilla splendeva chiara e bellissima la stella della sera; l'aria era mite e fresca e il mare calmo.Non mi importava quanto fosse grande, anzi il fatto che fosse piccola come me la rendeva ai miei occhi ancora più umana, più vicina, più reale.
Ricordo che anni dopo ad una cena con amici sentii qualcuno che era appena tornato da un viaggio a Copenaghen dire:
"Che delusione la sirenetta, com'è piccola!"
Ho provato solo una gran tristezza quella sera, tristezza per come piccolo e superficiale possa essere a volte l'animo umano.Per me quella piccola statua rappresentava un mondo, una favola ascoltata in auto, di notte, a fari spenti, il buio della campagna, il suono della voce dolce della mamma, le coccole, i sogni.
Spesso quando noi adulti si guarda una cosa ci si sofferma all'apparenza, all'aspetto estetico, alla grandezza e ci si dimentica che dietro ad un opera per quanto piccola c'è sempre un mondo, una storia, fatta di persone, di sentimenti, di passione, di vita.
I bambini in questo sono molto più bravi di noi.
Perciò adesso vi racconterò la piccola storia di questa sirenetta con la speranza che quando la osserverete, riusciate ad andare oltre il suo metro e venticinque cercando di vedere quello che c'è dietro:
la storia di una bambina di cinque anni oppure questa...
Quando il sole spuntò all'orizzonte, si svegliò e sentì un dolore lancinante, ma proprio davanti a lei stava il giovane principe, bellissimo, che la fissava con i magnifici occhi neri, così lei abbassò i suoi e vide che la sua coda di pesce era sparita e ora possedeva le più belle gambe bianche che mai nessuna fanciulla aveva avuto. Ma era tutta nuda e così si avvolse nei suoi capelli. Il principe le chiese chi fosse e come fosse arrivata fin lì, lei lo guardò dolcemente e tanto tristemente coi suoi occhi azzurri: non poteva parlare.
Una piovosa sera di un lontano giorno del 1909 il facoltoso Carl Jacobsen, figlio del fondatore della nota birra Carlsberg, si recò a teatro per assistere ad una splendida esibizione del balletto “La Sirenetta” di Hans Beck, musicato da Fini Henriques.
Jacobsen rimase a tal punto colpito dalla storia, dalla musica, dall personaggio della sirenetta, che decise immediatamente di commissionare una Lille Havfrue (Sirenetta) allo scultore Edward Eriksen.
Edward scolpì la sirenetta con in mente l'immagine dei suoi due grandi amori, il viso di Ellen Price, una ballerina e il corpo nudo della moglie che posò per lui.
Chissà se nei suoi pensieri, mentre lo scalpello batteva sul bronzo, c'era anche lui, Hans Christian Andersen, l'autore della sirenetta.
A me piace pensare di si, mi piace immaginare che mentre quel masso informe prendeva vita dalle sue mani nella sua testa c'era anche un po' della storia di chi l'ha creata. La storia di un uomo nato nei bassifondi di Odense, in Danimarca, da un povero ciabattino e una lavandaia.
La vita di un bambino con una madre alcolozzata, una sorella che faceva il mestiere più vecchio del mondo, un bambino innamorato del padre che lo adorava:
"Mio padre esaudiva tutti i miei desideri. Io ero completamente padrone del suo cuore, egli viveva per me. La Domenica mi fabbricava stereoscopi, teatrini e quadri, mi leggeva dei passi dalle commedie di Holberg e dai Racconti Arabi. É solo in quei momenti che posso dire di averlo visto davvero felice, perché non era mai stato soddisfatto della sua vita di artigiano." (The True Story of My Life , Andersen).
Poi il padre morì e Hans a soli 11 anni dovette incominciare a lavorare, costantemente deriso per la sua altezza, per il suo essere magro, effeminato, brutto, come l'anatroccolo di una delle sue favole.
Anche Andersen alla fine è diventato un cigno, dopo le prese di giro, le delusioni d'amore, i viaggi, arrivò il successo.
"Mi trapassó l'anima ed il corpo, e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Sapevo che, da questo momento, la mia mente si era risvegliata alla scrittura e alla poesia."
L'identificazione di Andersen con gli emarginati e i meno fortunati rendeva le sue favole particolarmente avvincenti.
Con
La Sirenetta, una delle opere più note dello scrittore, Andersen esprime il desiderio di una vita normale, che lui non aveva mai avuto la possibilità di vivere.
"Sapeva che quella era l'ultima sera in cui avrebbe visto colui per il quale aveva abbandonato il suo popolo, la sua casa, la sua voce straordinaria, ed aveva sofferto quotidianamente un tormento senza fine - e lui non ne aveva idea. Questa era l'ultima notte nella quale avrebbe respirato la sua stessa aria, o ammirato il mare profondo o il cielo stellato. Una notte eterna senza sogni l'attendeva, perchè lei non aveva un'anima e non poteva guadagnarne una." (Da la Sirenetta di Andersen)Sono contenta che Andersen non abbia mai potuto vedere i vandalismi di cui è stata oggetto la sua sirenetta.
Dal 1964 è stata decapitata, menomata, imbrattata di colore, vestita e umiliata in ogni modo. Ma lei è ancora lì, resiste forte e orgogliosa pronta a conquistare anche la Cina. Nel 2010 sembra infatti che lascerà per la prima volta la Danimarca e sarà ospite per sei mesi del Copenhagen lifestyle in Cina. Una nuova avventura, un nuovo viaggio per questa piccola grande statua. E forse chi l'aveva vista così piccola quando non ci sarà più si accorgerà di quanto è grande lo spazio che si lascia dietro.
Perciò questo è il mio consiglio. Quando attraversando il Nyhavn giungerete in fondo alla banchina dove si trova la Sirenetta, non fermatevi solo a "guardarla".
Andate oltre, pensate a quello che c'è dietro, lasciate volare la fantasia, fermate le vostre emozioni in quell'attimo.
E allora vedrete come per magia, la Sirenetta non apparirà più tanto piccola...
Dopo quasi 30 sono tornata dallla sirenetta insieme a mio figlio di 5 anni. Proprio la mia stessa età...
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Mamma mia che magia in questa storia...Allora il tuo spirito vagabondo ha lontane radici! Complimenti perché hai tante cose da trasmettere e leggerti è sempre più un piacere. Un abbraccio Sara.
RispondiEliminaQuanti ricordi.... il racconto è stupendo, ma tu.... come eri!
RispondiEliminaBacioni tvbbb Mamy
ho i brividi, giuro.
RispondiEliminagrazie, grazie per avermi "arricchito" anche oggi! un bacione e buona giornata
ps. bellissime le tue foto da piccola! che tenerezza!! :)
Grazie x averci fatto viaggiare ancora una volta,con la fantasia e con i tuoi ricordi :-)
RispondiEliminaDaniela
Meraviglioso .... e meravigliosa tu bambina! (e meravigliosa la tua mamma che ti commenta con così tanto Amore!)
RispondiEliminaMa che meraviglia di post! Non avevo ancora letto la storia della Sirenetta, non avevo avuto il tempo, ma dopo aver letto il tuo racconto, complici 8 ore di treno, ho letto anche quella bellissima storia. Grazie grazie, ti sei proprio impegnataper vincere il mio blog candy!
RispondiEliminaAdoro questa fiaba, tanto quanto la femminuccia di casa. Un anno, addirittura, a carnevale s'è voluta travestire da sirena, e così taglia, cuci e incolla conchiglie ne è nato un costumino che è stato molto apprezzato. I tuoi posts sono sempre molto istruttivi: non conoscevo i retroscena e i particolari della fabbricazione della statua. Sapevo dei vandalismi che ha dovuto sopportare, ma si sa, paese che vai imbecille che trovi...
RispondiEliminaBacioni
Giuliana
@Sara73:Grazie Sara. Eh si per questo devo ringraziare i Nonnigiramondo!! un bacione e buona giornata!
RispondiElimina@nonnagiramondo:E tu come eri... e come sei!!! Buon Viaggio mammina, divertitevi!!
@Smile1510:grazie cara, sei un tesoro!
@Daniela B.:Grazie a te per venire qui a leggermi!:)
@Beta: Grazie carissima, spero davvero di essere per Aj anche solo la metà di quello che è stata ed è ora per me.:)
@Giulia: Ho appena saputo di aver vinto il blog candy del Crafty crow ed è la prima volta!! Si può dire non c'è uno senza due? :)!!
@Giuliana: Sante parole, purtroppo è proprio così!!
non sapevo la storia di andersen, ma mi hai incuriosito e prima o poi mi leggerò la sua vita. ero venuta a cercarti per dirti che Stanley domani lascerà il perù, l'avevo lasciato alla distributrice postale sotto casa mia, ma mi ha detto che non sono ancora passati a raccogliere la posta, e che sicuro verranno domani, che vuol dire domani ricontrollerò se è partito perchè sennò lo porto io alla sede centrale, che sempre ho usato finchè non ho cambiato lavoro e ora sto più lontana.
RispondiEliminagood start
RispondiEliminaLa ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
RispondiEliminaUn post meraviglioso, mi sono quasi commossa! E' uno dei viaggi che vorrei fare. Che ricordi chiari che hai dei tuoi 5 anni!
RispondiEliminaComplice sicuramente la tua meravigliosa mamma, tu confermi quanto sia importante la lettura!Bello!