E' mattina presto quando il nostro volo atterra in perfetto orario sulla pista di Marrakech, qui, alle porte del nulla, dove l'Africa incontra il Maghreb.
Un taxi dall'aeroporto, il tempo di lasciare i bagagli in Hotel e ci ritroviamo subito a camminare su l'Avenue Mohammed V, l'ampio viale che prende il nome dal primo re del marocco, avvolto dalle palme, costellato da grandi edifici rosa in stile moresco ma anche da portici che ci proteggono dal sole nordafricano, già alto a dispetto dell'ora.
Siamo diretti nel cuore della città rossa, la Medina, passando attraverso le mura che la circondano e che un tempo il sultano fece costruire per proteggerla dalla minaccia di invasioni.
Fango, paglia e calce si innalzano maestosi aprendosi ad intervalli irregolari in porte dalle forme arabeggianti.
Passo dopo passo, dividiamo la strada con carretti trainati da cavalli e uomini in bicicletta, donne velate, venditori ma anche gente comune, che ogni mattina si riversa nelle strade investite di suoni, colori, odori.
Odori...
Poi quasi d'improvviso, la si vede in lontananza, la strada si allarga e si apre su una Piazza, si apre su La Piazza patrimonio immateriale dell'umanità: Djemaa el Fna.
Non si può non rimanere incantati, attoniti, storditi dalla sua vitalità, un turbinio di storie, musica, tradizioni, odori. Una piazza che sembra diversa, ogni volta che ci si torna, una Piazza che muta con il passare delle ore, che si trasforma sotto gli occhi dei turisti che la osservano ammirati dall'alto di uno dei suoi caffè dai nomi francesi, Café de France, Café Glacier.
Di giorno è forte il profumo delle spremute d'arancia venduta sui variopinti carretti di ferro, dell'onnipresente tè alla menta, delle spezie che colorano decine di bancarelle, dell'hennè dipinto sulle mani delle donne. Per tutto il giorno alcune donne stanno accovacciate in terra con mazzi di tarocchi in attesa di clienti desiderosi di conoscere il loro futuro, mentre con le loro miscele di radici macinate gli erboristi siedono tra le arome di erbe essiccate a testimonianza della fiducia dei marocchini nei rimedi naturali.
Di minuto in minuto l'attività dei mercanti diviene sempre più frenetica e quando il sole scompare dietro il minareto della Koutubia, la Piazza si illumina di mille splendidi soli.
E allora il flauto degli incantatori di serpenti si fa sempre più ipnotico e i banchetti di erbe e di spezie lasciano il posto agli arrosti e il fumo e il profumo si alza fin sopra i caffè.
Le bancarelle divengono sempre più numerose e basta allontanarsi per qualche minuto per ritrovare un nuova piazza avvolta da una nuvola di fumo emanato dalle braci scoppiettanti, coperta di panche e tavoli dove cenare al suono di un tamburo accompagnati dal ritmo delle litanie dei cantastorie, non importa conoscere l'arabo per immaginare che raccontino pezzi di vita, di amore, coraggio, avventura.
La piazza confina con il quartiere dei souk, un labirinto di strade, di vicoli angusti divisi per prodotti, il souk delle spezie, quello dei tintori, il souk de babouches, il Souk des tapis e così via in un percorso di profumi che rappresentono una valida mappa per ritrovare la strada.
C'è aroma nei suk, e freschezza, e varietà di colori.
L'odore, che è sempre piacevole, cambia a poco a poco secondo la natura delle merci. Non esistono nomi, nè insegne, e neppure vetrine.
(da Le voci di marrakech di Elias Canetti)
Profumi...
All'interno dei suq ci facciamo lentamente strada tra la folla, superando carriole piene di futta secca, motorini rombanti e venditori pronti a svelare i segreti di un filtro d'amore.
E poi, il profumo del pane...
Accucciate per terra sfilano donne con il volto coperto dal velo, lo sguardo che si poggia inevitabilmente sull'unica parte nuda, gli occhi scuri che rivelano storie segrete, uno sguardo che parla senza voce.
Se ne stanno lì con un cesto colmo di pani rotondi, ciascuno uguale eppur diverso dagli altri.
Accanto alle botteghe dove si vende soltanto ce ne sono molte dove si può ossevare come gli oggetti vengono creati.
Schiere di ragazzini lavorano al tornio mentre la lana viene colorata sotto i nostri occhi, immersa in grandi pozzi dove i tintori calano le braccia colorate oltre al gomito e poi la stendono fuori, al sole. Le matasse paiono cadere giù dal cielo, appese a corde sospese sulla via che si riempie dell'odore pungente della tintura.
Non ci sono porte, niente vetrine, il passante e il mercante passano e siedono tra le stesse merci. Uno accanto all'altro in bella mostra centinaia di oggetti uguali poggiano vicini in una sinfonia di colori, niente prezzi esposti , questo fa parte del gioco della appassionata e misteriosa arte della contrattazione.
E' affascinante a pensarci bene:
Il prezzo di un oggetto è una sorta di enigma inafferrabile. Dipende dal venditore, dall'acquirente, dal momento, che è sempre diverso a seconda delle circostanze.
Abbiamo acquistato uno stesso cammello per Aj per ben tre volte e il prezzo non è mai stato lo stesso, nè all'inzio, nè alla fine così come l'argomento che mirava alla resa dell'interlocutore.
Ma questo è solo il principio di un operazione complessa che si articola in un susseguirsi di prezzi, e controprezzi, tra un tè alla menta e una chiacchierata, mentre il negoziante si rallegra del tempo che passa nell'attesa di sfoderare i propri trucchi. Una risata e un racconto, fino ad arrivare al prezzo finale che è sempre diverso e che giunge dopo una piccola sostanziosa eternità.
Solo il mercante sa il prezzo vero di ciò che ha venduto e non lo rivelerà mai, solo lui sa quanto ci siamo avvicinati al suo segreto. Qualcuno dice che quello giusto è pari circa alla metà di quello inziale, ma non si può generalizzare, sarebbe riduttivo nei confronti di questa arte che trova le proprie origini in un antichissimo passato e che ancora oggi affascina i turisti. Qualunque risultato riuscirete ad ottenere però, non crediate mai mai di aver vinto il mercante con la vostra eloquenza, che egli ha alle spalle centinaia di anni di esperienza.
Il cuore dei suq detto Kissaria è un fitto gruppo di viuzze, i negozi sono minuscoli e i passaggi talmente stretti da far passar a malapena due persone.
E' impossibile pianificare il giro.
Ci si lascia guidare dall'istinto, dal richiamo dei profumi che svelano botteghe di saponi, dall'odore della pelle delle centinaia di babouches rosse, marroni, verdi, giallo canarino , il colore che tra i marocchini va per la maggiore.
Niente guida per noi, niente mappa ma solo il piacere di perdersi per scoprire dietro ogni svolta ancora colori, blu, rosso, oro, i colori dei bicchieri, i riflessi dell'argento dei vassoi, la luce delle lanterne che adornano i soffitti. L'aria risuona dei colpi dei martello, del brusio di voci dei mercanti, del cigolio di ruote dei carretti delle voci squillanti dei bambini. Ancora profumo.
Quello intenso delle candele, quello dolciastro dell'incenso, pungente del pepe rosso e orientale dell zuppe dentro alle quali, incuranti, gli uomini seduti ai margini degli stanzini intingono piccoli pezzi di pagnotte.
Si procede attraverso le stradine labirintiche con gli occhi che non sanno dove posarsi mentre, quasi non fosse già abbastanza, altri venditori con la merce sotto il braccio ci investono tirando fuori come per magia, striscianti serpenti di legno che fanno la gioia di mio figlio e riempendo l'aria del suono di tamburelli colorati.
Non abbiate paura perciò di non trovare qualcosa.
Dite cosa volete e come il genio della lampada il venditore sparirà per tornare in un attimo con quello che cercate. Non importa se lo prende da un altro, anche questo è un modo per guadagnare.
Non tutti gli oggetti sono belli, tra quelli fatti a mano si intrufola sempre più robaccia di dubbia provenienza. Ma l'effetto complessivo è una cascata di colori, di materiali, di cose da toccare, da tenere in mano, oggetti che prendono vita nelle mani dei mercanti, oggetti che in qualche modo raccontano la storia di un paese, tutti.
Una visita ai suq è anche una lezione di storia. I primi abitanti di Marrakesh si guadagnavano da vivere facendo scambi con gli africani e gli spagnoli che arrivavano dal mare. Oggi il commercio continua inevitabilmente a costituire il fondamento della città che nutre in questo dedalo, migliaia di artigiani.
Dopo innumerevoli svolte usciamo fuori da questo frenetico labirinto e siamo di nuovo in Djemaa el Fna. Attraversiamo la piazza ma è difficile camminare senza sfuggire all'attenzione di chi della Piazza vive.
Scimmie danzanti ci vengono incontro accompagnate da padroni pronti a riscuotere il prezzo di una fotografia, uomini dagli improbabili cappelli, ancora venditori di serpenti in legno quasi come i veri, a terra, ipnotizzati dal suono ripetitivo dei pifferi.
Chiromanti, carroser che trasportano i bagagli dei turisti a bordo di carretti e che scompaiono tra i derb, dietro i portoni delle riad, oasi di pace impenetrabili al vociare della medina, dove i rumori si stemparano tra il mormorio delle fontane e il cinguettare degli uccellini.
Difficile scattare una fotografia senza ritrovarsi a contrattarne il prezzo, una, due volte, quanto vale il prezzo di un istante di vita?
Poi lascio che la macchina rubi qualche immagine da sola, qualche pezzo di mondo vero, senza mettersi in posa.
E allora le immagini si susseguono come in un film, il pulitore di scarpe, la donna immersa nel rito del tè, chi vende, chi compra.
Di lontano compaiono i gerrab, i venditori d'acqua vestiti con abiti colorati e cappelli orlati da nappe colorate, risuona la campanella di rame che fa ondeggiare rumorosamente per annunciare l'arrivo scontrandosi con le ciotole di ottone e quelle in metallo bianco. Solo le prime destinate ad accostarsi alle labbra dei musulmani dopo essere state riempite con l'acqua dell'otre.
Difficile lasciare la Piazza, impossibile non innamorasene, non tornarci ancora e ancora per scoprirla in ogni suo angolo, svelarne i misteri, stupirsi di nuovo di fronte a qualcosa di unico e insostituibile.
Ieri "Assemblea dei morti" (vi si esponevano le teste dei criminali giustiziati) oggi un capolavoro del patrimonio orale e intangibile dell'umanità.
I sultani sono andati e venuti, i palazzi sorti e crollati ma lei rimane lì al suo posto, più viva che mai.
Sul lato ovest compaiono i caleches, le carrozze tirate dai cavalli ordinatamente in fila una dopo l'altra, i fiori sul mantice ,un improbabile parasole colorato.
Ci avviamo sotto il cocente sole marocchino verso La Koutubia, il minareto da sempre segno visibile di Marrakech per i viaggiatori che arrivano da lontano.
E' già ora di pranzo e sono ancora profumi quelli che ci avvolgono mentre cerchiamo un posto per mangiare, l'aroma del brodo speziato del cous cous, il profumo che esce dal cono di terracotta del tajine, odori e sapori lontani che invitano a sedersi e mangiare lentamente, gustando la storia e le tradizioni di un paese.
Tra poche ore arriverà il resto della famiglia.
Cammino verso l'Hotel immaginando il sorriso del mio bambino davanti alla sorpresa inaspettata.
E' trascorsa una sola mattina ma già ci sentiamo parte di questa città e come per tutte le cose belle siamo ansiosi di unirci agli altri per rivivere insieme le piccole scoperte, la magia di Djemaa el Fna, quell'angolo nascosto, quella bancarella, quel profumo, ma soprattutto per scoprire ancora quello che vorrà mostrarci, insieme.
Ci sediamo ai tavolini del bar all'aperto, in attesa, osservando seduti la città che si snoda davanti a noi.
Intorno a noi ancora l'odore del tè ,verde e zuccherato, che esce teatralmente dal beccuccio curvo della teiera, prima di tuffarsi nei piccoli bicchieri di vetro...
Informazioni pratiche:
Come arrivare:
Dall'italia ci sono diverse possibilità per raggiungere Marrakech con un volo diretto.
Royal Air Maroc, myair ma anche compagnie low cost come Easyjet e Ryanair.
L'aeroporto dista soli quattro chilometri dal centro di Marrakech, potete optare per la navetta dell'albergo ma anche semplicemente prendere uno dei numerosi taxi che si trovano subito fuori nel parcheggio esterno.
Un prezzo ragionevole per un petit taxi (massimo tre persone) va dagli 80 ai 100 Dirham (8/10 euro) a seconda di dove si trova il vostro albergo.
Documenti necessari:
Per i cittadini italiani è necessario il passaporto in corso di validità. Talvolta in caso di viaggi di gruppo organizzati potrebbe essere sufficente la carta d'identità, in tal caso informatevi presso il tour operator.
Per ulteriori informazioni su dove alloggiare, cosa e dove mangiare, cosa vedere con i bambini e quali attenzioni adottare vi rimando ai prossimi post.
Bentornati giramondo... devo leggermelo con calma il tuo racconto, ma sento già nelle narici qualche odore....
RispondiElimina(p.s.: speravo di riuscire a farti una sorpresa durante la tua assenza, ma mi è stato impossibile... non disperare, arriverà!) Baci
Bentornati!!!
RispondiEliminaMi tengo il tuo racconto per stasera, quando PF sarà immerso in un sonno profondo! Me lo sto già pregustando.
Bacioni
bentornati e auguri in ritardo...qualunque giorno sia stato...
RispondiEliminabacioni.
Maria
@Beta:Non dovevi, sei un tesoro!!! Grazie grazie grazie!
RispondiElimina@Paola:Ma come noi si torna e voi partite?:) Sono felicissima della vostra nuova avventura, curiosissima di leggere le costre giornate e soprattutto contenta che tu abbia portato con te il Pc, per legger in diretta e non dover aspettare tre settimane. non avrei resistito!
Attendo di rileggerti. Un bacione grande a tutta la famiglia e agli States!
@Maria: grazie mille cara, il compleanno era il 12 ed è stato davvero un giorno bellissimo, posto giusto, persone giuste, che volere di più dalla vita?
Un saluto carissimo!
Bentornata! Che invidia, cara la mia giramondo!!!!
RispondiEliminaMi hai fatto tornare in mente il suq di Gerusalemme con tutte le bancarelle,i profumi,i venditori di mille cose,i colori..ci sono stata a luglio ma mi manca già come città..spero di tornarci al più presto!
RispondiEliminaaspetto il proseguire dei tuoi racconti :)
bacioni
Daniela
ah che bello leggere questi tuoi racconti! mi sei mancata!
RispondiEliminaio sono stata in Tunisia e per molti versi dev'essere molto simile al marocco perchè ho vissuto molte tue emozioni e situazioni!! pensa che una volta ho comprato del tè senza barattare e, povero, il venditore c'è rimasto malissimo!! solo dopo ho decifrato l'espressione della sua faccia! un bacione non vedo l'ora di leggere il sequel! ;))
Oh, it looks like you had an amazing time. And your photos are spectacular. Love the market shots a lot and the night shots too. So great. I really really can't wait to go there!
RispondiEliminajackie
@Giulia:Però adeso sei tu che parti! manca poco vero?:)
RispondiEliminaNon vedo l'ora di vedere le foto e leggere il tuo racconto. e va bene, lo ammetto, anche di sapere che vincerà il candy :)
@Hai ragione Dani, i Suok arabi in qualche modo si assomigliano tutti eppure c'è sempre qualcosa di diverso. C'è il tè, la contrattazione, i vicoli stretti ma
anche qualcosa legato solo a quel paese, una caratteristica che li rende unici.
@Smile. Si hai ragione, come dicevo a Daniela nei mercati arabi ci sono alcuni principi universali e sicuramente quello di non cedere subito al primo prezzo è uno di questi, anche se ti capisco perchè l'esperto di contrattazzione in famiglia è babbog. Io sono un disastro.
Ma se si guarda bene, anche la dialettica è diversa di paese in paese. Sarebbe interessante approfondire...
@Jackie: Really amazing Jackie. I'm sure you will love Marrakech.
Kisses
Hai mai fatto un safari in Africa? Io non ci ho mai pensato, ma recentemente un'amica è tornata dal Kruger park in Sudafrica e mi ha fatto vedere delle foto incredibili, che mi hanno fatto venire voglia di provare con la mia ragazza. Non sono riuscito a trovare nel blog un articolo sull'Africa, magari hai qualche consiglio da darmi visto che anch'io mi porterei dietro una bimba di sei anni.
RispondiEliminaCiao!
Johnny