New York: primo fotogramma


(...) chi c'è stato parte sempre da lì. Dal primo fotogramma. La prima guglia sparata in cielo, il primo marciapiede gremito, il colore della pelle del primo incontro. Il primo odore inatteso, che per qualcuno è di oceano, o di carne arrostita, o di zucchero a velo, o di ruggine e foglie marce, anche se quello che sta marcendo è legno, cemento, ferro, mattoni... (...)
E' comparsa fuori dal finestrino, dopo le fabbriche del New Jersey, gli svincoli autostradali, Staten island, i ponti, Brooklyn Heights.
La sagoma di Downtown proiettata sul vetro e subito dopo il verde dell'east river Park a far da cornice al profilo più celebre della grande mela.
Siamo appena entrati a Brooklyn, quella di Auster, Miller , Capote, Melville, Whitman  e un po' anche la mia.
Era il 1996 quando per la prima volta attraversavo queste strade con un biglietto di solo andata e  una valigia troppo grande nel bagagliaio di un taxi giallo. Avevo appena finito il Liceo e venivo a studiare in America.

Le stesse strade mi erano passate davanti per la prima volta, il traffico del lungofiume, le ragnatele d'acciaio del Brooklyn bridge,le panchine della promenade , tutto esattamente identico a parte il lacerante vuoto delle torri.

Ma se da un lato è come se niente fosse cambiato dall'altro è tutto diverso. 

Poi fuori compare Bedford Avenue e a distrarmi la magia di Williamsburg.
Mi sporgo appena un po' fuori dal finestrino  mentre un nugolo di locali vintage, adorabili  librerie e lavanderie a gettoni si susseguono una dopo l'altra tra pubblicità dipinte a mano e bancarelle di street food. 


Annuso quell'aria di casa, che sa di oceano, di wurstel e di ruggine, quell'odore inconfondibile che non ho mai sentito da nessun'altra parte. Ho voglia di sedermi in un club sulla terza, ascoltare jazz per tutta la notte e poi camminare ballando fino a Hurricane point per vedere l'alba svegliarsi su Manhattan.
Poi l'auto risale verso nord affiancando Prospect Park, il polmone verde di Brooklyn e uno dei parchi più antichi della città. Sembra quasi impossibile che in mezzo a tanto cemento possa nascondersi una riserva naturale di oltre duecento ettari! 
Ma  New York è anche questo.
Cerco di individuare First street, vent'anni fa una qualunque strada di Park Slope dove passeggiare ammirando le immacolate brownstones per poi fermarsi per un brunch sulla 5th o sulla 7th  e oggi per me e per molti altri amanti di Paul Auster , la casa di Nathan Glass, quella dove trasloca in cerca di  buon posto dove andare a morire.
Ed eccola l'altra New York. Non la città con otto milioni e mezzo di abitanti ma quella di altrettanti personaggi fantastici che vivono nelle storie dei grandi scrittori. J.R, Bartleby, Holden, Oskar, Theo, Seymour, Clay, i Bentwood, solo per citare alcuni tra quelli che ho amato e accompagnato con il cuore tra le strade di questo straordinario universo letterario.

Intanto proseguiamo verso Sud  e in un attimo veniamo catapultati indietro di un secolo a Varsavia, o Kiev o qualche altra città dell'Europa orientale.
Lo stile delle case è lo stesso di Williamsburg ma le insegne dei negozi  sono scritte in un alfabeto incomprensibile e  i marciapiedi brulicano di gente apparentemente vestita tutta uguale. Lunga giacche nere  (sì, anche in estate!), la kippah in testa, i boccoli lunghi sulle tempie e  la barba folta.  
Siamo appena passati da quello che Nathan Englander definisce il Gilgul di Park Avenue, la più grande comunità di  ebrei hassidici del mondo.
Ecco un'altra cosa che amo di questa città. La sua straordinaria molteplicità di razze che vivono e convivono come autentici mini mondi a distanza di pochi isolati In uno stesso giorno si possono percorrere migliaia di chilometri semplicemente scendendo e salendo poche fermate di metro. Pranzare con vero cibo cinese in uno dei vicoli che tagliano Canal e cenare con un piatto di favolosi pierogi a Brighton beach.
This is New York, avrebbe detto Sasek.

Syed intanto continua a guidare senza lasciarsi distrarre da quel fuori che ai miei occhi è così affascinante. Non c'è strada di questa città su cui non ci sia qualcosa da dire. Non c'è strada di questa città dove non ci sia almeno una storia da raccontare.
Balto, una delle tante storie commoventi che punteggiano la città.
Pochi isolati dopo entriamo in Bedford-Stuyvesant,  meglio conosciuto come  Bed-Stuy.
E' raro che i turisti vengano da queste parti ma forse qualcuno se lo ricorda in Fa la cosa giusta. Belle case in brownstones sfilano accanto a decrepiti edifici che invocano a gran voce un restauro e poi murales, l'odore di pollo fritto e  fagioli, i deli aperti ventiquattro ore al giorni ad ogni angolo   e le minuscole chiese nascoste in vie anonime dove la sera si cantano i gospel. 
E' una cosa pazzesca, insomma, tu cammini per strada e cominci a sentire quelle voci a isolati di distanza e non puoi fare a meno di seguire quella musica degli schiavi strappati alle terre che racconta dolore ma anche speranza.
Ci è successo una sera, mentre stavamo tornando a casa dopo una giornata intensissima.

Esistono un'infinità di luoghi diversi da cui ammirare l'incredibile skyline di Manhattan. Qui, dal tetto del Met.

Quando siamo arrivati davanti alla chiesa abbiamo chiesto il permesso di entrare e in un attimo eravamo in piedi a battere le mani e ballare e stringere quelle mani scure e orgogliose. E' stata una esperienza emozionante.

Niente da vedere per chi viene in città per pochi giorni e ha in testa la New York scintillante di Broadway e Times Square.

Molto per chi ha il tempo, la curiosità e la voglia di conoscere un'altra New York.
D'altra parte come dice Cognetti in un libro che sento terribilmente mio, la gerarchia dei luoghi è una questione molto personale. Ognuno ha la sua lista di  cartoline da portare a casa.
Il piccolo parco a due passi da casa, a Bed-Stuy. Prima tappa di ogni mattina e incredibile scrigno di storie da raccontare.  A due passi da qui c'è la chiesa dove abbiamo assistito al gospel.
Staremo qui per dieci giorni prima di muoverci verso nord.
In una brownstone  con la scala antincendio sul retro  e l'ingresso rialzato accanto allo stoop.
Gli americani hanno un sacco di parole per indicare il  cortile che circonda la casa a a seconda della sua posizione o delle dimensioni. Lo stoop, se non lo sapete, è un piccolo ingresso recintato che si trova sul davanti. Passeggiando per Brooklyn di sabato  vi capiterà non di rado di vedere qualche cartello scritto a mano che annuncia uno stoop sales o un moving sales ed è proprio qui dentro che si svolge. Noi lo  chiameremmo svuotacantina. 
Intorno a Montague street, a Brooklyn heights è facile trovarci accatastati vecchi libri in regalo. Non immaginate quanti ne riportavo a casa quando abitavo a Brooklyn!
Comunque per tornare allo stoop chi non ha la fortuna di avere un backyard è qui che viene a prendere il fresco d'estate. I bambini ci giocano spesso a palla e c'è chi ci fa persino il barbecue. Passeggiare tra gli stoops e un ottimo modo per andare  a caccia di storie.

Paghiamo la mancia con il telefono (uber è il top, se siete appena arrivati e non avete contanti)  e scaricati i bagagli inseriamo il codice sulla safety box (nello stoop!) per prendere le chiavi di casa. 
Sono 24 ore che siamo in viaggio ma nonostante il fuso e la stanchezza l'adrenalina ci tiene ancora in piedi. 

Da qualche parte ho letto una bellissima recensione di uno dei grandi romanzi  di Philiph Roth
in cui si definiva Pastorale americana un libro vivo.


Ecco, New York è il mio libro vivo, di quelli che quando li hai chiusi non finiscono. Mi è rimasta dentro per vent'anni, adesso è il tempo di collezionare nuovi ricordi.

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Quando oggi ho cominciato a scrivere questo post, avevo l'idea di fare una piccola personalissima lista di alcuni dei luoghi di New York che meritano qualche ora del vostro tempo, conditi da alcune storie personali ma anche tante informazioni utili. Poi però, mentre cominciavo  mi è venuto fuori tutt'altro. Un post scritto di getto con troppi nomi e troppi riferimenti personali che molto probabilmente non interesserà a nessuno ma che è stato il mio primo fotogramma, quello senza il quale non potrei andare avanti con il resto. Perciò per oggi perdonatemi, chi ha voglia di leggerlo  forse ci troverà dentro i frammenti di tante storie e, chissà  anche alcuni spunti per costruire un nuovo viaggio.

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Commenti

  1. Mi dispiace deluderti ma io sono tra quelle che adora tutto ciò che scrivi, e chissenefrega delle informazioni pratiche. Solo una domanda però. Chi è Theo?
    Rita F.

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    1. Ahahaha, Theo Decker è il protagonista di Il Cardellino, il romanzo di Donna Tartt. ;-)
      Grazie Rita.... <3

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  2. Buongiorno Daniela, quanto mi sono mancati i tuoi post! Probabilmente non te lo ricorderai ma sono quella che un anno fa ti ha scritto proprio per chiederti consigli su New York! Dovevo per forza tornare a ringraziarti, sia per i consigli di allora che per questo post. Capisco perfettamente quello che scrivi, il libro vivo, le strade che raccontano storie. Io ci ho lasciato il cuore a New York e stiamo pensando di tornarci il prossimo autunno. Aspetto con ansia gli altri tuoi post. Nel frattempo ancora grazie.

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    1. Ma certo che mi ricordo! Non sai quanto mi faccia piacere! Oh l'autunno a New York. Un sogno! <3

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  3. Ma possibile che ogni cosa che scrivi fa venire voglia di fare la valigia e partire?
    E mi sono anche commossa.
    Maria

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  4. Cara Daniela... Per le informazioni pratiche ci sono le guide... Dalle persone è bello farsi donare le sensazioni, le emozioni e le impressioni più profonde.. Probabilmente fino in fondo non riesco a cogliere l'essenza di quanto racconti perché New York è ancora un sogno nel cassetto per me... Ma è così dolce quello che djci che deve essere per forza un posto davvero speciale...un grande abbraccio. Cristina

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  5. Ciao Daniela scrivi davvero bene è un piacere leggere i tuoi post . Io non ho viaggiato molto ma ny mi è entrato dentro e non riesco più a farne a meno! Condivido in pieno le tue sensazioni di quando attraversi i diversi quartieri. Aspetto con piacere di leggerti per pianificare il mio prossimo viaggio 😚😚monica

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  6. Ciao e xomplimenti per il blog e per il post! Siamo a New York ora, abbiamo affittato una mini casa a Brooklyn, e mi ritrovo molto nel tuo racconto! Mi sai dire il nome della chiesa dove avete sentito il gospel? Mi piacerebbe molto andarci!! Grazie

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    1. Ciao Monica, scusa il ritardo, ho letto solo ora il commento! Non so dirti il nome ma la chiesetta si trova in Lafayette Avenue a brooklyn, a dieci minuti a piedi dalla fermata di metro Bedford Av. Se siete in zona andate a dare un'occhiata, non è una chiesa per turisti ma sono persone super disponibili. In alternativa ci sono moltissime chiese dove ascoltare gospel, specie nel Bronx. Se siete ancora a New York scrivimi a mammagiramondo@gmail.com che cerco di darti maggiori dettagli.

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    2. Rieccomi, ho trovato la pagina facebook della chiesa . ;-) forse riesci a vedere gli orari per il gospel. https://www.facebook.com/FCBC671/

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    3. In alternativa, se siete più vicini ti consiglio la Brooklyn Tabernacle, vicino alla fermata Jay St.-Metrotech. Lì vai sul sicuro. :-)

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  7. Ciao Daniela,
    a me New York non ha mai attirato particolarmente, ma tutti i miei amici che ci sono già stati sostengono che sia assolutamente da vedere, che ti sembra di conoscerla per tutti i film che vi sono ambientati e che sembra di stare dentro un film. Non mi hanno mai convinto. Ora però ho letto questo post e giuro, non lo dico per adularti, hai un dono! Mi è venuta voglia di partire subito. Forse tu sei riuscita a spiegare con parole così evocative quello che volevano dirmi anche i miei amici. Grazie!

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  8. Questo tuo post mi ha fatto pensare al mio anno in America. New York e' una citta' che ti entra dentro, non si puo' dimenticarla. Un pezzo di cuore rimarra' sempre li'... e solo chi ha vissuto New York sulla propria pelle puo' capirlo.

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    1. Ho la pelle d'oca. Mi puoi capire. <3

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    2. Si, un giorno mi piacerebbe ritornarci. Ho ancora tanto da esplorare degli States

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